Non si dice … ed ecco il perchè

Non si dice piacere, non si dice salute e non si dice buon appetito. Perchè? Eccone le motivazioni!

Nel corso delle presentazioni non si dice piacere, in quanto non conoscendo il nostro interlocutore non possiamo essere certi che sarà veramente un piacere fare la sua conoscenza. L’unico momento in cui è possibile usare la parola “piacere” è la fine di un incontro. Se si ritiene sia stata una conoscenza proficua allora si potrà dire ” E’ stato un piacere”, ma non prima.

Davanti ad uno starnuto (che dovrebbe essere trattenuto o per lo meno attenuato) non si dice “salve” e neppure “salute“, potrebbe suonare ironico. Il raffreddato farà invece bene a scusarsi senza eccessivi sensi di colpa.

Infine il galateo afferma che non si augura “buon appetito“. Nel Settecento una persona ricca e facoltosa soleva dire “buon appetito” alla servitù o al contado, in particolari momenti di festa, quando offriva loro la possibilità di partecipare a interi banchetti (non con la nobiltà, ovviamente); il contesto, quindi, prevedeva che un uomo considerato “superiore” per una serie di motivi oggi contestabili (e contestati) augurasse “buon appetito” a persone “inferiori”. Per questo motivo, augurare “buon appetito” significherebbe offendere il nostro interlocutore.

Una seconda spiegazione viene sempre dalla Francia  quando, con l’arrivo dell’uso della forchetta, lo stare a tavola era un piacere ed un diletto. Augurare “buon appetito” avrebbe messo in evidenza l’ esigenza ed la necessità di cibarsi e non il gusto di farlo.

In ogni caso dinanzi ad un “piacere”, “salute” e “buon appetito” non si farà notare l’erroneo detto, ma si risponderà con un sorriso.

Anna

 

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